Annotazioni |
Č possibile scrivere nel dialetto veneziano senza impiegare segni speciali.
Alcune difficoltā che derivano dalla resa di /s/ sorda
(suono in cui le corde vocali non entrano in vibrazione), e di /s/
sonora (in cui le corde vocali invece vibrano), vengono eliminate usando i segni
/s/, /ss/ e /z/.
In particolare, /ss/ segnala il suono di /s/ sorda
intervocalica, come in pressa = fretta, crésser = crescere.
/s/ semplice rende il suono di /s/ sorda: in inizio
di parola, davanti a vocale, come in saver = sapere, sugar = asciugare;
all'interno di parola, dopo consonante, come in calsa = calza,
granso = granchio; a inizio di parola, davanti alle consonanti
/c/f/q/t/, come in scarogna = scalogna,
sfiga = sfortuna, sperar = sperare, squadrā = squadrato,
strambo = strano. A inizio di parola, davanti a -ci, -ce,
/s/ č seguita da un trattino, che segnala che /s/
e /c/ vanno pronunciate separate, come in s-cenza = scheggia,
s-ciafo = schiaffo.
/s/ semplice rende il suono di /s/ sonora: in
posizione intervocalica, come in ciesa = chiesa, isolan = isolano;
in inizio di parola, davanti alle consonanti /b/d/g/l/m/v/, come in
sberla = ceffone, sdrolbo = sciocco, sgionfo = gonfio,
slavacio = lavatura, svanimento = svenimento.
Si rende con /z/ il suono di /s/ sonora a inizio
parola davanti a vocale, come in zendal = scialle, zonta = aggiunta,
e all'interno di parola dopo consonante, come in garza = garza,
spienza = milza.
In omaggio a una consolidata tradizione, si usa il segno /x/ per
rendere /s/ sonora nella terza persona del verbo
čsser = essere e suoi enclitici: El xe = egli č;
Xelo lu? = č lui? Xela ela? = č lei? etc. In alternativa si puō
usare /z/: ze, zelo, zela etc.
Va infine tenuto conto di un fenomeno tipico del dialetto veneziano (ma anche del
padovano e in parte del trevigiano), ossia il particolarissimo suono che assume
la consonante /l/ in posizione intervocalica. Si tratta si un suono
particolarissimo, di ardua descrizione e quasi impossibile da apprendere da chi non
č di madrelingua veneziana. Il fenomeno conosce due gradi di intensitā: si parla
comunemente di "evanescenza" di /l/, tra i seguenti gruppi di vocali:
· a-a, come in: ala, bala.
· a-o: alora, babalon, balon.
· a-u: palugo, saludar.
· o-a: bagolada, bātola.
· o-o: āmolo, bōcolo.
· o-u: palųo, volųo.
· u-a: culata, sculassar.
· u-o: bulo, mulo.
/l/ tende invece a dileguo quando si trova tra le vocali:
· a-e: alegrėa, balengo.
· a-i: caligo, faliva.
· e-a: anguela, cassela.
· e-e: beleto, velen.
· e-i: armelin, trivelin.
· e-o: belo, sportelo.
· e-u: deluvio, veludo.
· i-a: bailada, vilan.
· i-e: bile, fileto.
· i-i: fāssili, stabilimento.
· i-o: filo, sutilo.
· o-e: boleta, góndole.
· o-i: bagolina, gātoli.
· u-e: bulegar, pulesin.
· u-i: fantulin, pulito.
Testo fornito da Gabriele Brunini.
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